Storia

La prima menzione scritta di Carasso è del 1207, ma nel 1291 formava già una vicinanza, sotto il podestato di Pietro Rusca.
 Dei ritrovamenti romani (nota l’ara di Carasso esposta al museo del Civico Castello Montebello) suggeriscono anche qui una storia ben più antica.

Nel XIII° secolo erano ripetutamente menzionati i diritti di decima dei canonici bellinzonesi.
 Nel 1307 i Rusca vendevano a Como le fortificazioni site a Carasso, che erano comprese nel complesso fortificato della città di Bellinzona.

Della vicinanza di Carasso il più antico verbale è riferito a una riunione del 16 novembre 1439, con un elenco dei vicini convenuti dal quale possiamo estrapolare i nominativi delle 7 famiglie patrizie originarie ancora oggi iscritte nei registri patriziali (Bernasocchi, Bionda, Cippà, Micheletti, Minoli, Minotti e Snozzi).

Proprietario di terreni e pascoli sulla sponda destra della Valle di Gorduno, dove veniva concentrata l’attività legata all’allevamento e lo sfruttamento del bestiame da latte e da macello con gli usuali derivati, nel 1820 il Patriziato acquisisce l’alpe di Cassengo dal Comune di Gnosca, in quanto struttura geograficamente meglio utilizzabile dagli abitanti carassesi, che è andato a formare il complesso degli alpi con Pianello e Monda.

Con l’estendersi della città di Bellinzona, nel 1907 il Comune di Carasso venne assorbito e fece parte del Borgo bellinzonese. Il Patriziato rimase comunque autonomo contribuendo, con il progressivo aumento delle proprie forze finanziarie, alla realizzazione di molte opere di pubblica utilità e facendo sovente da tramite tra la collettività della frazione e l’Autorità comunale nei casi di legittime rivendicazioni.